Il mio nome è Mario, e sono un alcolista
Sono arrivato al Gruppo portato da mia moglie, che mi scaricò nella saletta delle riunioni.
Non avevo alcuna intenzione di smettere, desideravo anzi imparare a bere di più. E nello stesso tempo limitare il malessere e i danni che cominciavo a subire; anche le mie preghiere erano finalizzate a questo scopo.
Incontrai persone per bene, simpatiche: uomini e donne che stavano veramente bene.
Notai subito però che erano molto indaffarate: ma perché mai?
Mi dissero che si stava rinnovando l’incarico del Segretario di Gruppo; chi sarebbe stato il nuovo eletto? Che cosa sarebbe cambiato? L’atmosfera era carica; per me, del tutto incomprensibile, ma mi faceva comodo perché mi pernetteva di continuare a bere..almeno fino a quando il dissidio, meschino, ma evidente anche ai sassi, si fosse composto. D’altronde non avevo fretta.Tragicamente però mi trovavo sul lastrico e morivo lentamente, mentre i miei buoni amici discutevano animatamente. Non avevo trovato l’Unità perché l’Unità non c’era.
Il Potere Superiore, poco dopo, mise a buon partito quelle teste e ricompose la frattura; il Gruppo riprese a camminare; io mi allineai e presi a fare sul serio..
Ho voluto ricordare quei momenti perché penso che la Prima Tradizione sia giustamente stata messa al primo posto, essendo l’unità un patrimonio comune della nostra Associazione. L’Unità è fondamernto e condizione essenziale per il recupero e va salvaguradata a ogni costo.
Devo perciò allontanare ogni personalismo, esibizionismo e protagonismo. Unità, servizio e gratitudine cementano l’unità. Devo essere meno permaloso, distinguendo ciò che disturba la mia suscettibilità da ciò che ferisce i veri valori.
Voglio che il nuovo venuto trovi sempre un’accoglienza calda, sincera e disinteressata, che possa vedere un gruppo di amici, uniti dalla stessa malattia, uniti dallo stesso Programma di recupero; voglio che si trovi a suo agio e inizi a sperare con molta fiducia in se stesso
Abbattiamo ogni muro, costruiamo un ponte sul quale possano arrivare al Gruppo tutti quelli che desiderano iniziare una nuova vita.
Non avevo alcuna intenzione di smettere, desideravo anzi imparare a bere di più. E nello stesso tempo limitare il malessere e i danni che cominciavo a subire; anche le mie preghiere erano finalizzate a questo scopo.
Incontrai persone per bene, simpatiche: uomini e donne che stavano veramente bene.
Notai subito però che erano molto indaffarate: ma perché mai?
Mi dissero che si stava rinnovando l’incarico del Segretario di Gruppo; chi sarebbe stato il nuovo eletto? Che cosa sarebbe cambiato? L’atmosfera era carica; per me, del tutto incomprensibile, ma mi faceva comodo perché mi pernetteva di continuare a bere..almeno fino a quando il dissidio, meschino, ma evidente anche ai sassi, si fosse composto. D’altronde non avevo fretta.Tragicamente però mi trovavo sul lastrico e morivo lentamente, mentre i miei buoni amici discutevano animatamente. Non avevo trovato l’Unità perché l’Unità non c’era.
Il Potere Superiore, poco dopo, mise a buon partito quelle teste e ricompose la frattura; il Gruppo riprese a camminare; io mi allineai e presi a fare sul serio..
Ho voluto ricordare quei momenti perché penso che la Prima Tradizione sia giustamente stata messa al primo posto, essendo l’unità un patrimonio comune della nostra Associazione. L’Unità è fondamernto e condizione essenziale per il recupero e va salvaguradata a ogni costo.
Devo perciò allontanare ogni personalismo, esibizionismo e protagonismo. Unità, servizio e gratitudine cementano l’unità. Devo essere meno permaloso, distinguendo ciò che disturba la mia suscettibilità da ciò che ferisce i veri valori.
Voglio che il nuovo venuto trovi sempre un’accoglienza calda, sincera e disinteressata, che possa vedere un gruppo di amici, uniti dalla stessa malattia, uniti dallo stesso Programma di recupero; voglio che si trovi a suo agio e inizi a sperare con molta fiducia in se stesso
Abbattiamo ogni muro, costruiamo un ponte sul quale possano arrivare al Gruppo tutti quelli che desiderano iniziare una nuova vita.
Mario